GROTTE
REGOLAMENTO
(Presto Disponibile)

spluga della preta
Dove si trova:
La Spluga della Preta si trova sul Corno d’Aquilio, nei Monti Lessini, al confine tra la provincia di Verona e il Trentino, nel comune di Sant’Anna d’Alfaedo, a circa 1.500 m di altitudine.Dati tecnici, sviluppo e profondità
– Pozzo di ingresso: ~131 m
– Secondo pozzo: ~108 m
– Profondità complessiva esplorata: circa -877 m
– Sviluppo complessivo: ~4.372 mCenni storici:
Di seguito la cronistoria delle esplorazioni che di volta in volta hanno spostato in avanti il fronte esplorativo.
1925 – La prima discesa nella grotta fu compiuta il 14 giugno 1925 ad opera del SU CAI Verona quando discesero, per la prima volta e con mezzi rudimentali, il primo grande pozzo di ingresso di 131m. L’operazione ebbe risonanza internazionale e scrisse una importante pagina del pionierismo speleologico.
1926 – Spedizione SU CAI. Viene raggiunto il fondo del secondo pozzo a -245m* di profondità.
1927 – Spedizione SU CAI. Viene raggiunto il fondo del terzo pozzo a -380m* di profondità. Gli esploratori dichiarano che la grotta chiude su un lago ad una profondità errata di -636m che lo fece ritenere per anni l’abisso più profondo al mondo.
1954 – Spedizione della Società Adriatica di Scienze Naturali, raggiunge il limite 1925 riaprendo una nuova stagione esplorativa.1958/59/60 – Spedizioni del GG Falchi, CG Boegan, S.Alpina delle Giulie, GC XXX Ottobre; forzano il limite esplorativo precedente, prima avanzando verso Sala Cargnel e successivamente attraversando la “fessura da 90m” raggiungono Sala Serpente.
1962 – Superspedizione Italiana alla Spluga della Preta, organizzata dal Gruppo Grotte Falchi. Vi partecipano Società Amici della Natura VR, GS Monfalcone, GS Città di Faenza, GS Emiliano Cai, GG Gavardo Brescia, Centro Studi Ricerche Verona. Gli esploratori in una difficile e imponente operazione raggiungono il pozzo Gonella portando la profondità dell’abisso a -500m*
1963 – Spedizione del GS Bolognese, GS Piemontese, GS Città di Faenza. L’epica spedizione raggiunge la Sala Nera alla profondità di -777m* che per quasi 20 anni verrà ritenuta il fondo dell’abisso.1967 – GG Falchi, GS Monfalconese, CS Proteo raggiungono la Sala Nera e tentano di forzare il fondo scavando nei cunicoli alla base della Sala Nera. Realizzano un fotoreportage completo della grotta.
1968/70 – Varie spedizioni guidate da ASV ( oggi GS Cai Verona) esplorano l’ abisso scoprendo in particolare le diramazioni laterali alla testa del secondo pozzo (Via Nuova) .
1981 – GS CAI Verona e Cai Vittorio Veneto esplorano il Pozzo Verona portando la profondità della grotta a -877m* scoprendo così l’attuale fondo dell’abisso ad oggi tuttora inviolato.
1982-83 Varie spedizioni guidate del GS CAI Verona esplorano i Rami del Vecchio Trippa e la Via dell’ X
1987- GASV E GS Mantovano scoprono i Rami del Nonno.
1988-92 – Operazione Corno D’Aquilio. L’abisso viene ripulito dalle tonnellate di rifiuti lasciati dalle spedizioni precedenti. All’operazione partecipano speleologi di tutto il mondo e costituisce un momento di svolta globale per l’ecosostenibilità delle ricerche speleologiche.
2003 – GS Padovano CAI e GG Falchi scoprono la Via Antika.
2005- Viene girato il film L’Abisso di A. Anderloni.
(* le profondità sono indicate secondo i rilevamenti odierni)

omber en banda al bus del zel
La traversata verra’ percorsa entrando nella Terza Grotta presso la Pocia dei Lacoi (791Lo) e uscendo dall’Omber en Banda al Bus del Zel (247Lo).
Per la presenza di alcune strettoie e di una serie di passaggi comunque scomodi, e’ considerata un’escursione discretamente impegnativa.
La discesa nella pressoche’ verticale 791Lo prevede una serie consecutiva di pozzetti decametrici intervallati da brevi cunicoli orizzontali, perlopiu’ resi transitabili con disostruzioni.
Questa parte del percorso, fino al punto di giunzione con l’Omber, e’, complessivamente la piu’ impegnativa.
Il punto di giunzione e’ alla profondita’ di -120mt. Da qui, con la risalita si entra in Omber, nel Ramo della Merda (fango!) che, con poche strettoie orizzontali, alcuni traversi e una ultima breve risalita ci porta nel Ramo dei Laghi.
Gli ambienti si fanno relativamente piu’ larghi, fino ad arrivare alla finalmente comoda Galleria dei Santi che, purtroppo, lascia presto il posto al largo ma basso Ramo delle Marmitte, cosi’ chiamato in quanto il pavimento e’ stato sostituito da una serie ininterrotta di marmitte fossili. Molto interessanti da ammirare, meno comode da percorrere in ginocchio….
Dopo l’attraversamento alla base del Secondo e Primo Fusoide, finalmente la Galleria dello Sprint, il cui nome e’ dovuto al fatto che e’ una delle pochissime gallerie in Omber in cui si puo’, se non correre, quantomeno camminare in posizione eretta!
Ora l’Omber, fino a qui orizzontale, inizia a risalire: pozzo Primo Gemello e successivo P25 (la massima verticale della traversata).
Da qui una serie di pozzetti, armati sia con corda ma anche con scalette fisse in ferro, portano all’ultimo pozzetto di uscita.
(PH: Matteo Rivadossi)

FIERARÖL DI VESALLA
La Grotta Fieraröl di Vesalla è una cavità naturale situata nel territorio di Brione, in provincia di Brescia, all’interno della frazione di Vesalla, in Valtrompia. Inserita in un contesto montano tipico delle Prealpi Bresciane, si sviluppa in un ambiente carsico, caratterizzato da formazioni geologiche modellate nel tempo dall’azione dell’acqua sulla roccia calcarea.
Questa grotta rappresenta una delle cavità più interessanti e impegnative della zona. Ha uno sviluppo complessivo di circa 1.720 metri e raggiunge una profondità di 172 metri rispetto all’ingresso più elevato. Si tratta quindi di una grotta di notevole estensione, che presenta ambienti molto variabili: dai pozzi verticali, alle gallerie strette e fangose, fino a vasti saloni sotterranei. Infatti, uno degli ambienti più suggestivi segnalati da chi ha frequentato la grotta è un ampio salone sotterraneo che si apre dopo un lungo pozzo: un luogo sorprendente, che ripaga la fatica dell’accesso.
al bus del lat del fienile d'achille
La grotta del Büs del lat del Fienile Achille si apre sull’altopiano carsico di Cariadeghe, nel comune di Paitone, provincia di Brescia. È una cavità speleologica di notevole profondità (circa ‑210 metri rispetto all’ingresso) e uno sviluppo planimetrico di circa 780 metri.
L’ingresso si colloca in una zona rocciosa tipicamente lessinica o prealpina, caratterizzata da doline, formazioni carsiche e vegetazione montana. Nel suo tragitto interno, la grotta alterna passaggi più asciutti a tratti con acqua e fango, richiedendo allo speleologo di affrontare anche stretti meandri e dislivelli interni.
All’interno si susseguono ambienti di varia natura: gallerie che si aprono in salette con concrezioni calcaree, pozzi verticali che richiedono tecniche di discesa, e sezioni impegnative verso il fondo. Il fondo è caratterizzato da un sifone che è stato esplorato fino a ‑123 metri in una delle fasi più profonde della grotta.
Dal punto di vista naturalistico, il Büs del lat del Fienile Achille offre forme carsiche affascinanti: concrezioni, pozzi, alcuni ambienti spaziosi.
La grotta e’ stata esplorata e rilevata dall’Associazione Speleologica Bresciana; attualmente e’ armata dal Gruppo Grotte Brescia che sta proseguendo alcune esplorazioni in rami laterali.

abisso dei lesi
La grotta si trova in Contrada Lesi nel comune di Boscochiesanuova.
L’ingresso è situato a pochi metri dal sentiero europeo n 5. Il primo pozzo (che dovrà essere affrontato calandosi con corda) è di una trentina di metri e lo si trova subito all’ingresso.
Questa suggestiva calata termina in una sala più larga dove la grotta si divide in due rami.
Proseguendo si troveranno altri dislivelli di pochi metri da superare anch’essi con l’utilizzo della corda. Questa grotta attraversa calcari oolitici per poi immettersi nei calcari grigi ricchi di concrezioni ed è costituita da vari meandri che seguono l’andamento di una serie di fratture che si intersecano tra loro.
A -55 metri si incontra un banco a Lithiotis che viene fatto coincidere con l’inizio dei calcari grigi. La grotta è costituita essenzialmente da una serie di vani a forma fusoidale allineati lungo due piani di frattura principali con andamento N-S ed E-W e intersecate da tutta una serie di diaclasi minori. Anastomosi, brevi condotte e meandri rendono più composita e più complessa la morfologia.
Il 15 luglio 1956 i “Falchi” esplorano fino al fondo quella che poi diventerà la Via Vecchia. Nel 1971 il G.A.S.V. raggiunge un finestrone a metà del primo pozzo ed esplora così buona parte della via nuova. Successivamente il Gs Cai conclude l’esplorazione di questo ramo e della Via Nuovissima.
(PH. Sandro Sedran)

Uricìna de la fopa del Giardì
La Grotta Uricìna de la fopa del Giardì si trova sui monti sopra Sulzano, in provincia di Brescia, nell’area che si affaccia sul Lago d’Iseo. Il suo nome, in dialetto bresciano, richiama il carattere locale e quasi misterioso della cavità: “uricìna” significa infatti “piccolo buco” o “buchetta”, mentre “fopa del Giardì” è una denominazione toponomastica legata al luogo.
Questa grotta, è nota fin dagli anni ’50 ed è una cavità carsica che si sviluppa sotto una proprietà privata. L’ingresso è piuttosto insolito: si accede infatti tramite un tombino posto nel terreno, chiuso con una botola metallica. Una volta rimosso il bullone che lo fissa, si accede a un passaggio stretto che richiede di strisciare e avanzare semisdraiati, usando spesso le mani per aiutarsi con cordini laterali fissati alla parete.
Dopo il tratto iniziale, piuttosto scomodo, si raggiunge un pozzo verticale di circa 15 metri, che introduce in una parte più ampia e affascinante della grotta. L’ambiente sotterraneo si presenta ricco di concrezioni calcaree, stalattiti, stalagmiti e forme scavate naturalmente dalla circolazione idrica.
La grotta ha un fascino particolare proprio per il contrasto tra la scomodità iniziale e la bellezza nascosta nel cuore della montagna.

buso della rana
La Grotta Buso della Rana si trova nel territorio di Monte di Malo, in provincia di Vicenza. Si tratta di una delle grotte più estese del Veneto e una delle più importanti a livello nazionale per lo studio del carsismo. Il suo sviluppo complessivo supera i 40 chilometri di gallerie, considerando il collegamento con il vicino Buso della Pisatèla, formando un complesso speleologico vasto e articolato.
La grotta è una risorgente attiva del torrente Rana, che raccoglie le acque del vicino altopiano. L’ingresso si apre a circa 340 metri di altitudine e da lì si sviluppano una serie intricata di ambienti, quali meandri, grandi saloni, strettoie, laghetti e sifoni. Alcuni rami sono considerati fossili, cioè non più attraversati dall’acqua, mentre altri sono ancora attivi e presentano fenomeni di erosione ancora in corso.
Dal punto di vista geologico, il Buso della Rana si sviluppa attraverso diversi strati di rocce calcaree e in alcune zone si osserva anche la presenza di basalto, che ha influito sulla direzione dei flussi idrici sotterranei e sulla formazione delle gallerie. La varietà litologica contribuisce alla complessità della morfologia interna e alla ricchezza di forme: marmitte di erosione, camini, concrezioni calcaree e ambienti estremamente diversi tra loro.
L’ambiente interno è suggestivo, ma richiede attenzione. In caso di pioggia, infatti, il livello dell’acqua può salire rapidamente e chiudere i passaggi, rendendo pericoloso il ritorno in superficie.
Il Ramo Principale, lungo circa 1.800 metri, è uno dei più frequentati e offre un itinerario ricco e variegato, accessibile anche con esperienza minima, purché accompagnati. Altri rami, come quello dei Salti o il Ramo Giacomelli, presentano invece difficoltà tecniche maggiori, con risalite, strettoie e ambienti più complessi.
La grotta ha anche un valore storico e culturale: nei pressi dell’ingresso, durante scavi archeologici, sono stati rinvenuti reperti risalenti al Neolitico e all’Età del Bronzo, testimoniando una frequentazione antichissima dell’area. Il nome “Buso della Rana” non ha origine dall’animale, ma deriva da una parola di origine cimbra, roan, che significa “parete rocciosa”; con il tempo, “buso dea roan” si è trasformato nell’attuale toponimo.
Oggi il Buso della Rana rappresenta non solo un importante sito speleologico, ma anche un’opportunità per conoscere da vicino il mondo sotterraneo, tra geologia, biologia, storia e avventura.

Spurga delle cadene
La Grotta Spurga delle Cadene, conosciuta anche come Grotta di Peri, si trova nei Monti Lessini, sopra il paese di Peri (VR), a circa 425 metri di quota. È una grotta carsica attiva, classificata come risorgiva di troppo pieno: in caso di piogge abbondanti, l’acqua può uscire violentemente dall’ingresso, rendendola pericolosa e temporaneamente inaccessibile.
All’interno, la grotta si sviluppa in modo suborizzontale per circa 1250 metri, con un dislivello di circa 85 metri. L’ambiente è vario e affascinante: si attraversano gallerie e strettoie, salette con colate concrezionali e vasche naturali, fino a raggiungere la suggestiva Sala Bianca, una cavità decorata da stalattiti, drappeggi e colonne di calcite chiara. Le pareti contrastano con il letto scuro del torrente sotterraneo che, in alcuni punti, forma veri e propri laghetti e piccole cascate. Verso il fondo della grotta si incontrano passaggi sommersi, tra cui un quasi-sifone (uno stretto condotto in cui resta solo qualche centimetro d’aria respirabile sopra l’acqua), e infine un sifone vero e proprio, profondo fino a otto metri.
L’accesso alla grotta non è semplice: si parte dalla strada Peri–Fosse, e si scende lungo un sentiero ripido che termina in una valletta. Anche per questo motivo, oltre che per la presenza d’acqua e i passaggi stretti, la grotta è indicata solo per speleologi esperti o accompagnati da guide.
Negli anni ’80 la grotta fu fortemente inquinata da liquami provenienti da allevamenti sovrastanti, che ne resero impossibile l’accesso per lungo tempo a causa dell’odore insopportabile e della contaminazione delle acque. Oggi, grazie alla cessazione degli scarichi e al tempo, l’ambiente interno si è in gran parte purificato, anche se restano visibili tracce di vecchi tentativi di bonifica (tubi, cavetti, ecc.).
Dal punto di vista scientifico e ambientale, la Spurga delle Cadene è un sito di grande interesse, sia per la sua complessa idrologia carsica sia per le sue forme geologiche. Nonostante il passato difficile, oggi rappresenta un patrimonio naturale di notevole valore per la Lessinia e per la speleologia veronese.